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A Bisceglie Armando Siri, tra sogno e realtà

  • Puglia In2016-09-03

Libri nel Borgo Antico, nella splendida cornice biscegliese Armando Siri presenta il desiderio come la migliore realtà.

Lo abbiamo ascoltato più spesso vestire i panni dell’ideologo fiscale con la Flat Tax, oppure nelle scuole di formazione politica che organizza annualmente per la Lega Nord – Noi con Salvini Roma e Milano. Eppure Domenica 28 Agosto in una Bisceglie fiorente di letteratura, Armando Siri ha presentato il suo libro “La luce e l’ombra” in occasione dell’evento “Libri nel Borgo Antico”.

“Ci dicono che le favole siano state scritte per fare addormentare i bambini, invece  servono a svegliare gli adulti. Il mio libro parla di favole.” Parte così la mezz’ora d’interlocuzione con un pubblico attento a carpire il messaggio: “Ci vorrà tempo, ma sarà inesorabile questo processo di riavvicinamento al centro di se stessi. E questa volta non saremo soli”.

E per tornare al centro di sé bisogna ricominciare a desiderare: “Avete mai provato a chiedere ad un bambino di raccontarvi i suoi desideri? Sono infiniti, fatelo con un adulto invece, dopo 3-4 desideri avrà esaurito le richieste. E molto spesso queste hanno a che fare con il possesso di cose materiali, come il denaro. Tutto ciò perché ci hanno convinti ad accettare, a giocare al ribasso, a non sognare più. E il sistema si nutre delle vostre lamentele, la lamentela è il mezzo con cui vi assolvete dall’impossibilità di migliorare la vostra condizione, e non agite.”

La sovranità in fondo è un concetto personale: “Chi di voi ha mai incontrato il popolo? Chi ha mai parlato con la gente? Oppure con ‘gli altri’? Li avete mai incontrati? Si usano queste espressioni indefinite per portare il controllo altrove, per non avere riferimenti, qualcuno a cui potere chiedere spiegazioni. Siamo afflitti da una malattia autoimmunitaria e curiamo sempre i sintomi, mai le cause. Il nostro organismo quando si ammala lancia segnali, come la febbre. E quando abbiamo la febbre prendiamo la tachipirina, che cura il sintomo. Tuttavia appena svanito l’effetto, la temperatura corporea tornerà a salire. Ecco, la comunicazione in questo Paese è malata di slogan. Non si ha più tempo, dobbiamo essere veloci, banali e volgari. Hanno poca considerazione di voi.”

In chiusura dell’intervento, l’intervistatore richiama Siri sui temi politici, per capire come sia possibile applicare alla politica queste teorie: “Beh, avete mai provato a pettinare uno specchio? Perderete tempo e resterete spettinati. Non dobbiamo preoccuparci dei riflessi della società, ma delle sue radici. Non è un caso che siamo in una democrazia rappresentativa, ciò significa che quei personaggi lì in qualche modo ci rispecchiano. Il cambiamento deve partire in noi stessi, l’essenziale è tornare ai contenuti. Dobbiamo riprendere a pensare.”

Finita la kermesse tra gli applausi, raggiungo Armando Siri per una battuta sul tema referendario:

Che ne facciamo di questa riforma Costituzionale? In fondo anche quella Carta nacque da un sogno, dal desiderio dei nostri Padri Costituenti. Ci può essere un processo migliorativo? E se sì, questa revisione attuale risponde alle esigenze del Paese?

“La riforma Costituzionale che ha confezionato questo Governo non la condivido pur essendo favorevole al mono cameralismo parlamentare. Purtroppo la montagna ha partorito il topolino perché di fatto il Senato rimane e anzi peggiora la sua natura per effetto di un sistema elettorale incomprensibile ai più.

Non solo, ma l’intento iniziale di voler attribuire al Capo del Governo una più efficace agibilità politica viene completamente disatteso. Di fatto non si crea quell’efficienza di azione invocata da molti cittadini e dagli operatori economici del Paese.

Le riforme costituzionali debbono avere la caratteristica di durare nel tempo e di non corrispondere ad esigenze contingenti, mentre questa pare essere invece una riforma prodromo Renzi, perché il meccanismo funziona solo con il combinato disposto della sua legge elettorale, che è di rango ordinario.

L’Italicum prevede un forte premio di maggioranza a favore della governabilità, a scapito della rappresentanza. Insomma il cambiamento è necessario ma non a tutti costi e non alle solite condizioni dove si fa credere che tutto cambi perché nulla cambi.

A mio parere si doveva avere più coraggio e si doveva seguire uno schema che avrebbe dovuto insieme garantire governabilità, rappresentanza e autonomia locale. Ovvero elezione diretta del Capo dello Stato con piena attribuzione del potere esecutivo (governabilità), un’unica Camera eletta con il sistema proporzionale puro (rappresentanza) e istituzione delle Macro Regioni per dare autonomia e attribuire responsabilità di gestione ai territori.

Questa poteva davvero essere una svolta utile che avrebbe proiettato il nostro Paese all’avanguardia delle grandi Nazioni occidentali, rispettando tutti i pesi e i contrappesi propri degli ordinamenti democratici.”