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Chi ha una domanda per Renzi?

  • Il Populista2016-05-14

Di Armando Siri.

Chi non vuole cambiare le cose e punta alla conservazione dello "status quo" ha necessità di ripetere tante volte lo stesso concetto fino a renderlo reale, anche se non esiste...

Nel grande pastone che quotidianamente viene cucinato nella pentola del mondo interconnesso e poi servito al pubblico, non si va tanto per il sottile. Ciò che conta è il sapore e questo deve essere il più amaro possibile. Qualcuno potrebbe pensare che più il sapore è amaro e maggiore è la possibilità che chi lo mangia si ribelli, ma si sbaglia. Più è amaro, più ci si fa l'abitudine. Gli ingredienti del pastone non si conoscono, ma ci si accontenta del sapore. Eppure dentro ci finisce di tutto, compresi broccoli spacciati per petto di pollo, fragole per pomodori, uova per prosciutto. Tanto non fa differenza quando è tutto tritato.

Così quando nella minestra mediatica al sapore di tasse del tale giorno ci dicono che dentro ci sono gli evasori, non importa che ci siano davvero e in quale quantità. Tutto fa brodo, purché sia amaro. In fondo chi non vuole cambiare le cose e punta alla conservazione dello "status quo" ha necessità di ripetere tante volte lo stesso concetto fino a renderlo reale, anche se non esiste. Ad esempio, chi vi dice che il fisco va bene così com'è e che la vera rivoluzione è far pagare gli evasori, ha escogitato un modo perenne per far restare le cose così come sono per sempre, contando sulla vostra collaborazione. Nessuno ammetterà mai di essere un evasore e nessuno smetterà mai di esserlo se fino ad ora, proprio grazie all'evasione, è riuscito a sopravvivere.

Si tratta di una perfetta prigione senza sbarre, di cui siamo tutti contemporaneamente prigionieri e carcerieri allo stesso tempo. Fregati dalla nostra stessa morale ipocrita. Quella stessa morale che ci fa sognare di essere ricchi, salvo poi dover espiare la colpa per poter entrare nel Regno dei Cieli. In fondo sappiamo bene che sarebbe più facile per un cammello passare per la cruna di un ago... Ma siccome di ricchi ce ne sono sempre meno, lasciamo in sospeso la questione in Purgatorio.
Basterebbe una parola magica per far cessare in un istante l'incantesimo che ci tiene prigionieri, ma per pronunciarla, come in ogni favola che si rispetti, bisogna prima desiderare. La libertà.

Ma chi la vuole la libertà se costa fatica e non ti offre nessuna garanzia, nemmeno un tetto sulla testa e almeno due pasti al giorno? La libertà non è una bandiera, non è un'ideologia, neppure una cultura. La libertà è la voglia di non smettere mai di fare e farsi domande. Praticamente è quella dote che si perde intorno ai tre anni di vita, quando gli adulti ti insegnano che non ci sono risposte ai tuoi tanti "perché?" e ti liquidano dicendoti che "quando sarai grande capirai". Nel senso di "understand" inglese, cioè quando sarai grande ti sarai sufficientemente adattato a "stare sotto", a capo chino, ad accettare le cose così come sono e a ripetere a tuo figlio la stessa cosa che hai imparato tu, vivi e lascia vivere. Tanto nulla cambia. Perché è solo grazie a questa convinzione che nulla potrà mai davvero cambiare.

Allora se c'è qualcuno tra voi che ha voglia di cominciare a farsi e a fare domande sull'evasione (evitando provocazioni inutili che servono anch'esse solo per restare inchiodati all'illusione di essere liberi) possiamo cominciare col dire che l'evasione, intesa come sottrarre in modo doloso una certa quantità di reddito prodotto al fine di non pagare l'imposta, è un comportamento sempre più diffuso tra coloro che cercano di sopravvivere alla recessione economica in atto e che se costoro dovessero pagare le imposte lo Stato vedrebbe sì maggiori entrate da una parte, ma dall'altra allo stesso tempo un incremento delle uscite sotto forma di welfare per supportare i milioni di nuovi poveri che emergerebbero.

Sostanzialmente, quando vi parlano di evasori facendovi credere che ci siano milioni di persone che portano le valigette cariche di soldi nei paradisi fiscali e che se riuscissimo e scovarli e a punirli per bene (come se già non lo fossero con l'inferno che li attende) avremmo risolto i nostri problemi, vi ingannano. Non sono quelli gli evasori di cui parlano, ma siete forse voi, i vostri parenti i vostri amici, la vostra vicina di casa che lavora in nero per mantenere i due figli piccoli, la pensionata che chiede di pagare senza fattura il lavoretto in casa perché prende 500 euro al mese di pensione e non ce la fa a mettere insieme il pranzo con la cena. È l'insieme di milioni e milioni di comportamenti che generano i 400 miliardi di sommerso che sono la risposta immunitaria a un malessere di fondo che si vuole curare con l'aspirina, anziché con un'iniezione di adrenalina capace di far ripartire le funzioni vitali dell'organismo.

L'unico modo per far emergere questa economia di sopravvivenza è il drastico abbassamento e la semplificazione dell'imposta, che renda conveniente per tutti pagare potendo contare in modo regolare su un reddito maggiore e dignitoso.
Se volete continuare a farvi domande potete ad esempio chiedere se dentro la minestra degli evasori ci siano anche tutti coloro che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ma non hanno avuto i soldi per pagare l'imposta. Questi sono evasori? No, perché hanno appunto dichiarato regolarmente il proprio reddito. E perché non hanno pagato? Semplicemente perché hanno dovuto sopravvivere. Hanno dovuto scegliere se pagare l'F24 oppure l'affitto di casa, o le scarpe ai bambini.

Siamo arrivati ad un ammontare di oltre 500 miliardi di euro di imposte insolute di cui lo Stato dichiara l'inesigibilità. Sono soldi dovuti da centinaia di migliaia di contribuenti che non hanno mai evaso nulla, anzi dopo più di 30 anni di lavoro hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita del nostro Paese e oggi sono stati letteralmente spazzati via dalla recessione economica. Per questo abbiamo chiesto nella Legge istitutiva della Flat Tax un "saldo e stralcio" della loro posizione che avrebbe il doppio vantaggio da una parte di farli ritornare contribuenti regolari (e non sommersi come sono oggi) e dall'altra di far entrare nelle casse dello Stato 60 miliardi in due anni.

Queste sono solo alcune risposte alle domande sull'evasione, ma ce ne sono certamente moltissime altre, sempre che ci sia qualcuno disposto a farsi domande, su tutte quelle cose che fanno male e che non per forza dobbiamo accettare semplicemente perché da bambini ci hanno detto "un giorno capirai".