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Chi sono gli uomini fidati del leader leghista

  • L'Espresso2015-05-04

Politici di lungo corso come Calderoli e Giorgetti, salviniani della prima ora come il giornalista Armando Siri e anche intellettuali meridionalisti. La crescita dei consensi dell' "altro Matteo" passa anche dai suoi consiglieri.

Matteo Salvini guarda oltre le elezioni regionali, e comincia a strutturare la sua Lega a partire dall’Economia e dalla Formazione, affidati ad Armando Siri. Genovese, giornalista, a sua volta fondatore del Partito Italia Nuova, è un salviniano della prima ora: il suo rapporto con il segretario federale del Carroccio, infatti, risale ai tempi in cui la Lega era al suo minimo storico e rischiava addirittura di non eleggere Maroni al Pirellone, nella roccaforte lombarda.

Siri mantiene i rapporti con Silvio Berlusconi e, soprattutto, con l'area liberale di Forza Italia: è stato lui a importare il progetto di flat tax al 15%, e ad accompagnare ad Arcore Alvin Rabushka, professore alla Stanford University già consulente di Ronald Reagan, nonché teorico dell’aliquota unica.

Insieme con lui, a consigliare Salvini in materia economica, c’è anche Claudio Borghi, professore di Economia all’università Cattolica di Milano, entrato nella cerchia ristretta di Salvini durante le ultime europee, capofila della teoria che vorrebbe l’Italia fuori dalla moneta unica, tema su cui il leader leghista ha puntato in campagna elettorale. Con Borghi Salvini ha fatto il Basta Euro Tour e ora lo ha candidato alla presidenza della Regione Toscana. Siri e Borghi non sono i soli a cimentarsi per cambiare pelle a una Lega sin qui tutta padana e che ora si orienta a Sud.

Il cerchio magico di Salvini, infatti, in Parlamento conta su tre colonne portanti. Primo fra tutti, Giancarlo Giorgetti, deputato e punto di riferimento del segretario federale all’interno del Palazzo. Per lui, cura i rapporti con le forze politiche, con un occhio particolare a Forza Italia, anche visto il rapporto privilegiato, di stima reciproca, che lega Giorgetti a Berlusconi, che non a caso lo volle come sottosegretario nel suo secondo governo. Ed è sempre Giorgetti che accompagna Salvini nei momenti istituzionali più delicati, come durante le consultazioni volute dal presidente del Consiglio Matteo Renzi per l’elezione del Capo dello Stato.

Bocconiano e cugino del banchiere Massimo Ponzellini, due anni fa è stato scelto dal’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per far parte del Comitato dei Saggi in materia economica e sociale. E, soprattutto, Giorgetti non è l’ultimo arrivato nella Lega, nelle cui liste è stato eletto in Parlamento siede dal 1996, preferendo lavorare sottotraccia, piuttosto che aspirare alla leadership.

Così Matteo Salvini parla alla pancia del Paese:Viaggio alla scoperta del dizionario "salvinese".

Il leader leghista ti tampina con parole normali, piantona la tv e i social network, è così diretto che sembra dire cose nuove anche quando non lo fa. E dietro i suoi "zecca", "zingari" e "vermi" c'è un animale della comunicazione 2.0.

A Palazzo Madama, invece, gli occhi e le orecchie di Salvini restano quelli dell’inaffondabile Roberto Calderoli, sopravvissuto agli scandali della Lega e padre della legge elettorale che il governo ha scelto di mandare in soffitta, un sistema che lo stesso Calderoli ha definito una “porcata”, il Porcellum appunto. Vicepresidente del Senato, è il “deus ex machina” di ogni iniziativa legislativa delle Lega, in aula e fuori, come dimostra il referendum sulla legge Fornero. E’ in Parlamento dal 1992, ed è stato personaggio prezioso per Umberto Bossi e Roberto Maroni prima, e per Salvini adesso, perché profondo conoscitore delle tecniche e dei regolamenti parlamentari, capace di produrre valanghe di emendamenti in poche ore: cavilli e furbizie d’aula non hanno segreti per lui.

E sempre a Palazzo Madama siede Raffaele Volpi, bresciano, colui al quale Salvini ha affidato l’organizzazione del movimento leghista nel centro-sud. Un vero pioniere, in ottica padana, il primo a superare i confini meridionali della capitale, cercando di dare una forma al soggetto politico con cui il leader del Carroccio intende presentarsi agli elettori del Sud. L'impresa è tutt'altro che facile, visto che la presenza di Salvini non passa mai inosservata a Sud, ma alle contestazioni di Napoli e Palermo, fanno da contraltare i dati dei social network che individuano proprio nella Sicilia la regione meridionale che maggiormente segue le mosse del padano. E se Volpi è il braccio operativo, il teorico della conquista del Sud è Pietrangelo Buttafuoco: giornalista e intellettuale, è per Salvini la bussola per orientarsi tra logiche e linguaggi meridionali, a lui pressoché sconosciuti. Voce della destra identitaria meridionalista, è con Buttafuoco che Salvini si confronta per interpretare le aspettative di un’area politicamente orfana di cui vorrebbe essere punto di riferimento.

(fonte: L'Espresso  Sonia Oranges)