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La scuola della Lega, trentenni e non solo militanti. La carica dei trecento

  • Corriere Della Sera2016-07-07

Centocinquanta persone a Milano e altrettante a Roma. L’età media è intorno ai 30 anni. Costo: 590 euro per sei incontri. Sono le Frattocchie del Carroccio.

Centocinquanta persone a Milano e altrettante a Roma. L’età media è intorno ai 30 anni, compresa una piccola quota di «studenti» minorenni (con tanto di permesso di partecipazione firmato dai genitori). Costo dell’iscrizione per i sei incontri del programma: 590 euro. Le Frattocchie della Lega nascono da un’idea di Armando Siri, il guru economico di Matteo Salvini. L’ideatore della flat-tax, un liberale alla corte del Carroccio.

Nelle scorse settimane da palazzo Castiglioni, elegante sede milanese dell’Unione del commercio, sono sfilati i «docenti» Silvio Berlusconi e Bruno Vespa, Renato Brunetta e Roberto Maroni. E ovviamente Matteo Salvini, il leader di casa. «Ma gli iscritti non sono tutti militanti leghisti», assicura Siri: «Almeno la metà sono ragazzi che vogliono capirne di più». Il senso di una scuola di formazione politica al tempo della crisi dei partiti è proprio qui: «Capire, documentarsi, informarsi. Perché di politica ci sarà sempre più bisogno e di strumenti per interpretarla pure».

Domenica è toccato al candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi sottoporsi al rito dell’«agorà» (si chiamano così le sessioni di confronto e dibattito) col direttore del Corriere Luciano Fontana e col vicedirettore del Giornale Nicola Porro. Ai «seminaristi» della Lega Parisi ha detto chiaro e tondo che le elezioni milanesi non devono rappresentare un test sul governo Renzi. Una tesi che è stata invece spesso sostenuta sia da Salvini che da Maroni. «È una interpretazione sbagliata. A Milano si gioca una partita che riguarda la città, non il livello nazionale».

Certo, da Milano può comunque nascere qualcosa di importante. «Che qui si possa rigenerare un governo di centrodestra è un contributo che può essere riportato a livello nazionale. Ma qui non si vota “contro”, si vota “per”. Non contro Sala o contro Renzi». «Farebbe bene anche al governo — ha però concluso Parisi — avere un contraltare non solo di sinistra, ma anche moderato che fa un’opposizione non isterica ma di contenuto».